Il tempo dei “Barbari”

Gli umanisti del XV secolo si sentivano protagonisti di una rinascita culturale e civile succeduta a un lungo periodo buio. Essi erano soliti definire il lasso di tempo che li separava dal mondo antico come età di mezzo, medioevo oppure tempo dei “barbari”. Era insomma, il loro, un giudizio negativo che vedeva in quell’epoca soltanto distruzione, rovine, decadenza culturale e civile.

Il termine “barbaro” era usato nel mondo ellenico per definire colui che balbettava, cioè non padroneggiava bene la lingua greca; in seguito divenne d’uso anche tra i Romani per denotare la persona rozza, incolta, che non sa vivere secondo i costumi greco-romani e neppure conosce la lingua latina.

Erano popolazioni barbare quelle germaniche che vivevano ai confini settentrionali e orientali dell’Impero Romano. Queste genti avevano iniziato già dalla seconda metà del III secolo a stanziarsi nei territori imperiali, a romanizzarsi entrando a far parte dell’esercito e a riempire il vuoto lasciato dalla crisi demografica di alcune aree. La pressione di popolazioni sarmatiche da est provocò un’ondata di invasioni dal carattere aggressivo e violento nei confronti dell’Impero accelerandone la rovina. In seguito a queste invasioni, avvenute tra il IV e il V secolo, e allo sfaldamento della struttura imperiale romana si vennero a creare nuovi regni detti romano-barbarici. Gli Anglo-Sassoni si stabilirono così in Britannia, i Franchi e i Burgundi nelle Gallie, i Visigoti in Spagna, I Vandali nelle provincie romane d’Africa e i Ostrogoti in Italia. Nel corso dei secoli successivi si verificò anche la conversione di questi popoli alla religione cristiana.

I nuovi regni provocarono quasi ovunque il declino di tecniche artistiche come l’architettura, la scultura monumentale e la pittura parietale (mosaici e affreschi). Vennero introdotte invece, dalle nuove popolazioni, tecniche come la lavorazione del legno, dei metalli e delle pelli. L’oreficeria, in particolare, assunse un ruolo chiave nella produzione artistica; risultati originali si ebbero grazie allo stile policromo e alla decorazione animalistica a intreccio.

Nonostante questi rivolgimenti sociali e politici persisteva ancora una circolazione di stoffe, avori, manoscritti e oreficerie provenienti dall’ Oriente bizantino.

Stile policromo: già diffuso intorno al Mar Nero, consisteva di pietre levigate (soprattutto di colore rosso) incastonate nell’oro in modo da risaltare la qualità del metallo prezioso. Si diffuse in tutto l’Occidente rimanendo vitale per lungo tempo; artefatti di alta qualità vennero prodotti nel VII secolo nei laboratori franchi e longobardi.

Fibula a forma d'aquila, V secolo, provenienza Cesena

Fibula a forma d’aquila, V secolo, provenienza Cesena

 

Stile animalistico: ebbe il suo maggiore sviluppo intorno al bacino del mare del Nord e nella penisola scandinava e in seguito si diffuse in tutte le regioni Europee. Questo stile prendeva spunto dalla incisioni  a tacche a dagli ornati zoomorfi stilizzati dei bronzi usati come guarnizioni delle cinture e presenti in tutte le province dell’Impero , dalla Pannonia alla Britannia, tra il IV e il V secolo. Man mano che trovava diffusione divenne più forte un processo di geometrizzazione e schematizzazione delle forme.

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Si svilupparono due tipologie di stile animalistico:

  1. i modelli di raffigurazione tardo-antichi si trasformano in figure geometriche mentre il ritmo ornamentale diventa asimmetrico e scomposto.
  2. sotto l’influenza dell’arte bizantina e dell’arte copta l’ornato germanico diviene più fluido e regolare mentre gli elementi zoomorfi continuano a essere stilizzati e usati per formare una trama di intrecci con motivi a nastro.

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In Italia, tra il VI e il VII secolo, venne a crearsi una situazione unica rispetto ad altre aree europee a causa di un territorio conteso da vari poteri: i Longobardi che avevano occupato tutta la Pianura Padana, la Toscana e i ducati meridionali, l’Impero Bizantino che teneva le zone costiere dell’Adriatico, le isole e il Meridione e poi il sempre più influente potere papale. Una tale situazione politica ebbe una certa incidenza anche nell’ambito artistico portando a un continuo confronto e a una costante tensione tra una continuità della tradizione tardo-antica e paleocristiana, la nuova arte barbarica e i legami culturali e con l’Oriente bizantino.

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